La Preghiera

La preghiera personale è al centro della vita monastica: “Quando preghi, entra nella tua stanza, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto” Mt 6,6.

La preghiera resta sempre una partecipazione alla preghiera di Gesù al Padre; un unico respiro che si apre a spazi infiniti.

Un monaco ci parla della preghiera.

Brano di Mons. Bruno Forte

Mi chiedi: perché pregare? Ti ri­spondo: per vivere. Sì: per vi­vere veramente, bisogna pre­gare. Perché? Perché vivere è ama­re: una vita senza amore non è vita. E’ solitudine vuota, è prigione e tri­stezza. Vive veramente solo chi ama: e ama solo chi si sente amato, rag­giunto e trasformato dall’amore. Co­me la pianta che non fa sbocciare il suo frutto se non è raggiunta dai rag­gi del sole, così il cuore umano non si schiude alla vita vera e piena se non è toccato dall’amore.

Ora, l’amore nasce dall’incontro e vive dell’incontro con l’amore di Dio, il più grande e vero di tutti gli amori possibili, anzi l’amore al di là di ogni nostra definizione e di ogni nostra possibilità. Pregando, ci si la­scia amare da Dio e si nasce all’a­more, sempre di nuovo. Perciò, chi prega vive, nel tempo e per l’eter­nità. E chi non prega? Chi non pre­ga è a rischio di morire dentro, per­ché gli mancherà prima o poi l’aria per respirare, il calore per vivere, la luce per vedere, il nutrimento per crescere e la gioia per dare un sen­so alla vita.

Mi dici: ma io non so pregare! Mi chiedi: come pregare? Ti rispondo: co­mincia a dare un po’ del tuo tempo a Dio. All’inizio, l’importante non sarà che questo tempo sia tanto, ma che tu glielo dia fedelmente. Fissa tu stes­so un tempo da dare ogni giorno al Signore, e daglielo fedelmente, ogni giorno, quando senti di farlo e quan­do non lo senti. Cerca un luogo tran­quillo, dove se possibile ci sia qual­che segno che richiami la presenza di Dio (una croce, un’icona, la Bibbia, il tabernacolo con la presenza eucari­stica…). Raccogliti in silenzio e in­voca lo Spirito Santo, perché sia lui a gridare in te “Abbà, Padre!”. Porta a Dio il tuo cuore, anche se è in tu­multo: non aver paura di dirgli tutto, non solo le tue difficoltà e il tuo do­lore, il tuo peccato e la tua incredu­lità, ma anche la tua ribellione e la tua protesta, se la senti dentro.

Tutto questo mettilo nelle mani di Dio: ricorda che Dio è padre-madre nell’amore, che tutto accoglie, tutto perdona, tutto illumina, tutto salva. Ascolta il suo silenzio: non pretende­re di avere subito le risposte. Persevera. Come il profeta Elia, cammina nel deserto verso il monte di Dio: e quando ti sarai avvicinato a lui, non cercarlo nel vento, nel terremoto o nel fuoco, in segni di forza o di grandez­za, ma nella voce del silenzio sottile (cf 1 Re 19,12). Non pretendere di af­ferrare Dio, ma lascia che lui passi nel­la tua vita e nel tuo cuore, ti tocchi l’anima, e si faccia contemplare da te anche solo di spalle.

Ascolta la voce del suo silenzio. Ascolta la sua Parola di vita: apri la Bibbia, meditala con amore, lascia che la parola di Gesù parli al cuore del tuo cuore; leggi i salmi, dove troverai espresso tutto ciò che vorresti dire a Dio; ascolta gli apostoli e i profeti; innamorati delle storie dei patriarchi e del popolo eletto e della chiesa na­scente, dove incontrerai l’esperienza della vita vissuta nell’orizzonte del­l’alleanza con Dio. E quando avrai ascoltato la parola di Dio, cammina ancora a lungo nei sentieri del silen­zio, lasciando che sia lo Spirito a unir­ti a Cristo, Parola eterna del Padre. Lascia che sia Dio Padre a plasmar­ti con tutte e due le sue mani, il Ver­bo e lo Spirito Santo.

All’inizio, potrà sembrarti che il tempo per tutto questo sia troppo lun­go, che non passi mai: persevera con umiltà, dando a Dio tutto il tempo che riesci a dargli, mai meno però di quanto hai stabilito di potergli dare ogni giorno. Vedrai che di appunta­mento in appuntamento la tua fedeltà sarà premiata, e ti accorgerai che pia­no piano il gusto della preghiera cre­scerà in te, e quello che all’inizio ti sembrava irraggiungibile, diventerà sempre più facile e bello. Capirai al­lora che ciò che conta non è avere ri­sposte, ma mettersi a disposizione di Dio: e vedrai che quanto porterai nel­la preghiera sarà a poco a poco tra­sfigurato.

Così, quando verrai a pregare col cuore in tumulto, se persevererai, ti accorgerai che dopo aver a lungo pre­gato non avrai trovato risposte alle tue domande, ma le stesse domande si saranno sciolte come neve al sole e nel tuo cuore entrerà una grande pace: la pace di essere nelle mani di Dio e di lasciarti condurre docilmen­te da lui, dove lui ha preparato per te. Allora, il tuo cuore fatto nuovo potrà cantare il cantico nuovo, e il “Magnificat” di Maria uscirà sponta­neamente dalle tue labbra e sarà can­tato dall’eloquenza silenziosa delle tue opere.

Sappi, tuttavia, che non manche­ranno in tutto questo le difficoltà: a volte, non riuscirai a far tacere il chiasso che è intorno a te e in te; a volte sentirai la fatica o perfino il disgusto di metterti a pregare; a volte, la tua sensibilità scalpiterà, e qualunque at­to ti sembrerà preferibile allo stare in preghiera davanti a Dio, a tempo “perso”. Sentirai, infine, le tentazioni del maligno, che cercherà in tutti i mo­di di separarti dal Signore, allonta­nandoti dalla preghiera. Non temere: le stesse prove che tu vivi le hanno vissute i santi prima di te, e spesso molto più pesanti delle tue. Tu conti­nua solo ad avere fede. Persevera, re­sisti e ricorda che l’unica cosa che pos­siamo veramente dare a Dio è la pro­va della nostra fedeltà. Con la perse­veranza salverai la tua preghiera, e la tua vita.

Verrà l’ora della “notte oscura”, in cui tutto ti sembrerà arido e per­fino assurdo nelle cose di Dio: non temere. È quella l’ora in cui a lotta­re con te è Dio stesso: rimuovi da te ogni peccato, con la confessione umi­le e sincera delle tue colpe e il per­dono sacramentale; dona a Dio ancor più del tuo tempo; e lascia che la not­te dei sensi e dello spirito diventi per te l’ora della partecipazione alla pas­sione del Signore. A quel punto, sarà Gesù stesso a portare la tua croce e a condurti con sé verso la gioia di Pa­squa. Non ti stupirai, allora, di consi­derare perfino amabile quella notte, perché la vedrai trasformata per te in notte d’amore, inondata dalla gioia della presenza dell’Amato, ripiena del profumo di Cristo, luminosa della lu­ce di Pasqua.

Non avere paura, dunque, delle prove e delle difficoltà nella preghie­ra: ricorda solo che Dio è fedele e non ti darà mai una prova senza darti la via d’uscita e non ti esporrà mai a una tentazione senza darti la forza di sop­portarla e vincerla. Lasciati amare da Dio: come una goccia d’acqua che eva­pora sotto i raggi del sole e sale in al­to e ritorna alla terra come pioggia feconda o rugiada consolatrice, così la­scia che tutto il tuo essere sia lavora­to da Dio, plasmato dall’amore dei Tre, assorbito in loro e restituito alla sto­ria come dono fecondo. Lascia che la preghiera faccia crescere in te la li­bertà da ogni paura, il coraggio e l’au­dacia dell’amore, la fedeltà alle per­sone che Dio ti ha affidato e alle si­tuazioni in cui ti ha messo, senza cer­care evasioni o consolazioni a buon mercato. Impara, pregando, a vivere la pazienza di attendere i tempi di Dio, che non sono i nostri tempi, e a se­guire le vie di Dio, che tanto spesso non sono le nostre vie.

Un dono particolare che la fe­deltà nella preghiera ti darà è l’a­more agli altri e il senso della Chie­sa: più preghi, più sentirai miseri­cordia per tutti, più vorrai aiutare chi soffre, più avrai fame e sete di giustizia per tutti, specie per i più poveri e deboli, più accetterai di far­ti carico del peccato altrui per com­pletare in te ciò che manca alla pas­sione di Cristo a vantaggio del suo corpo, la Chiesa. Pregando, sentirai come è bello essere nella barca di Pietro, solidale con tutti, docile alla guida dei pastori, sostenuto dalla pre­ghiera di tutti, pronto a servire gli altri con gratuità, senza nulla chie­dere in cambio. Pregando sentirai crescere in te passione per l’unità del corpo di Cristo e di tutta la famiglia umana. La preghiera è la scuola dell’amore, perché è in essa che puoi ri­conoscerti infinitamente amato e na­scere serpe di nuovo alla generosità che prende l’iniziativa del perdono e del dono senza calcolo, al di là di ogni misura di stanchezza.

Pregando, s’impara a pregare, e si gustano i frutti dello Spirito che fan­no vera e bella la vita: “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22). Pregando si diventa amore, e la vita acquista il senso e la bellezza per cui è stata voluta da Dio. Pregando, si avverte sempre più l’urgenza di por­tare il Vangelo a tutti, fino agli estre­mo confini della terra. Pregando, si scoprono gli infiniti doni dell’Amato e si impara sempre di più a rendere grazie a lui in ogni cosa. Pregando, si vive. Pregando, si ama. Pregando. si loda. E la lode è la gioia e la pace più grande del nostro cure inquieto, nel tempo e per l’eternità.

Se dovessi, allora. augurarti il dono più bello, se volessi chiederlo per te a Dio, non esiterei a domandargli il dono della preghiera. Glielo chie­do: e tu non esitare a chiederlo a Dio per me. E per te. La pace del Signo­re nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con te. E tu in loro: per­ché pregando entrerai nel cuore di Dio, nascosto con Cristo in lui, avvolto dal loro amore eterno, fedele e sem­pre nuovo. Ormai lo sai: chi prega con Gesù e in lui, chi prega Gesù o il Padre di Gesù o invoca il suo Spi­rito, non prega un Dio generico e lon­tano, ma prega in Dio, nello Spirito, per il Figlio il Padre. E dal Padre, per mezzo di Gesù, nel soffio divino del­lo Spirito, riceverà ogni dono perfet­to, a lui adatto e per lui da sempre preparato e desiderato. Il dono che ci aspetta. Che ti aspetta. (da Testimoni, 30 settembre 2004, n. 1, pp. 11-12

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